Costruire l’Europa dei “Quality Jobs”. Perché la nuova Roadmap della Commissione ridefinisce il lavoro come infrastruttura strategica

di Oliviero Casale* e Marco Antonio Imbesi**

Nel momento in cui la competitività europea è messa alla prova da tensioni geopolitiche, transizioni tecnologiche accelerate e profonde trasformazioni demografiche, la Commissione Europea compie una scelta che appare, allo stesso tempo, economica e culturale: riportare il lavoro al centro della strategia continentale. Non un lavoro qualsiasi, ma lavoro di qualità, definito attraverso criteri misurabili, diritti esigibili, prospettive concrete di sviluppo professionale e condizioni dignitose nelle diverse fasi della vita attiva.

La recente Quality Jobs Roadmap, presentata ufficialmente nel dicembre 2025, rappresenta il documento più organico degli ultimi anni sul futuro del lavoro in Europa. Non si tratta di una semplice cornice di principi: il testo introduce un vero cambio di paradigma, con impatti diretti sui sistemi industriali, sulla formazione, sulle politiche attive e sul riequilibrio territoriale.

L’idea di fondo è semplice ma radicale. Non esiste competitività senza qualità del lavoro, come già indicato dal Draghi Report sulla competitività europea e confermato dagli oltre duecento contributi raccolti nella consultazione con le parti sociali avviata dalla Commissione nei mesi che hanno preceduto la Roadmap

L’Unione Europea assume così una posizione netta: la crescita non coincide più con l’aumento indistinto dell’occupazione, ma con la capacità dei territori di offrire lavoro stabile, sicuro, adeguatamente retribuito, orientato alle competenze e sostenuto da un sistema formativo capace di evolvere con rapidità.

Una cornice europea per un mercato del lavoro in transizione

Il documento della Commissione descrive un contesto caratterizzato da pressioni convergenti: la digitalizzazione accelerata, l’impatto dell’intelligenza artificiale sui modelli produttivi, la transizione climatica, il mutamento demografico e una crescente polarizzazione territoriale.

La Roadmap parte da un dato di fatto: l’occupazione europea è ai massimi storici, ma ciò non significa automaticamente buona occupazione. Persistono segmenti caratterizzati da salari insufficienti, prospettive deboli, scarsa partecipazione alla formazione, livelli elevati di stress lavorativo o precarietà contrattuale.

  1. Creare nuovi quality jobs, sostenendo l’innovazione industriale, l’aggiornamento delle competenze e la partecipazione delle piccole e medie imprese.
  2. Trasformare i posti di lavoro esistenti, innalzando standard qualitativi e rafforzando il ruolo della contrattazione collettiva.

Il messaggio istituzionale è chiaro. Per la prima volta, l’Unione definisce il lavoro non solo come una variabile economica ma come infrastruttura strategica della competitività, al pari dell’energia, della digitalizzazione o delle reti logistiche.

Cosa rende un lavoro “di qualità”? La definizione europea

La Roadmap non lascia spazio a interpretazioni generiche. Riprende la misurazione proposta da Eurofound – utilizzata nella European Working Conditions Survey – basata su sette dimensioni:
ambiente fisico, ambiente sociale, intensità del lavoro, autonomia professionale, qualità del tempo di lavoro, prospettive e retribuzione

La qualità, dunque, non è una categoria astratta ma una combinazione verificabile di condizioni oggettive, tra cui:
• sicurezza e salute;
• formazione continua;
• retribuzioni adeguate e trasparenti;
• stabilità contrattuale;
• partecipazione alla vita dell’impresa;
• riconoscimento delle competenze;
• accesso effettivo al welfare territoriale.

È un quadro multidimensionale che definisce uno standard minimo europeo, destinato a incidere sulle scelte delle imprese, dei governi nazionali e dei sistemi di certificazione.

La voce delle imprese europee: flessibilità sì, ma con qualità

Uno degli elementi più interessanti è il contributo del World Employment Confederation-Europe, che ha pubblicato un documento strategico in attesa della Roadmap. Il paper sostiene che le politiche europee devono riconoscere il valore delle forme di lavoro diversificate, purché inserite in un quadro regolatorio solido.

La posizione è inequivocabile:

“Le risposte alle sfide del mercato del lavoro devono essere basate su quality jobs, regolazione adeguata, formazione, politiche attive e partenariati pubblico-privato”.

La flessibilità diventa accettabile, e persino funzionale all’innovazione, solo se accompagnata da protezioni collettive, trasparenza salariale, accesso ai diritti e percorsi di crescita professionale.

Competenze: la nuova frontiera della qualità

Nella Roadmap, la Commissione ribadisce che la qualità del lavoro è inseparabile dalla qualità delle competenze. Tre direttrici emergono con forza:

rafforzamento delle competenze STEM, con un obiettivo esplicito: portare un milione di studentesse nei percorsi tecnici e scientifici entro il 2030;
riconoscimento transfrontaliero delle qualifiche attraverso la Skills Portability Initiative;
riqualificazione dei lavoratori nei settori a rischio, finanziata tramite la Skills Guarantee e il Fondo Europeo per la Competitività.

La trasformazione delle imprese dipende dalla disponibilità di lavoratori capaci di utilizzare tecnologie avanzate, adattarsi rapidamente e operare in ecosistemi produttivi sempre più digitalizzati. Per questo motivo, il lavoro di qualità procede insieme alla costruzione di una società delle competenze, in grado di rendere i territori più antifragili.

Territori e coesione: la qualità come diritto di cittadinanza

La Roadmap affronta con decisione uno degli aspetti più critici del mercato europeo: la crescente distanza tra regioni forti e regioni deboli.

Il documento introduce un concetto politico rilevante: il “right to stay”, il diritto delle persone a restare nel proprio territorio avendo accesso a lavoro dignitoso e servizi di qualità.

La qualità del lavoro diventa così una leva di coesione territoriale, fondamentale per contrastare lo spopolamento, la fuga di competenze e la perdita di competitività locale.

La qualità del lavoro come condizione per una transizione equa e sostenibile

Il recente Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum offre un ulteriore tassello per comprendere la portata della sfida che la Roadmap europea intende affrontare. Il documento, costruito su un’indagine che coinvolge più di mille grandi datori di lavoro in cinquantacinque economie del mondo, mostra un fenomeno sempre più evidente: la trasformazione del lavoro non dipende soltanto dalla tecnologia, ma dalla capacità dei sistemi economici di creare occupazione di qualità, capace di sostenere la dignità delle persone e la resilienza delle imprese.

Il report indica che l’intelligenza artificiale – in particolare nelle sue applicazioni generative – sta entrando in modo trasversale in tutti i settori produttivi. Tuttavia, l’impatto occupazionale non è univoco. Le imprese intervistate prevedono un saldo complessivamente positivo dei posti di lavoro, ma accompagnato da un forte riallineamento dei profili professionali. I ruoli che cresceranno maggiormente appartengono a due famiglie: da un lato le professioni tecnologiche ad alta qualificazione, dall’altro le professioni della cura e dei servizi sociali. È un dato che conferma come la qualità del lavoro diventi l’elemento distintivo delle economie che sapranno governare la transizione, garantendo sia innovazione sia coesione sociale.

Un altro contributo fondamentale del documento riguarda il tema delle competenze. Secondo il WEF, quasi il quaranta per cento delle competenze oggi richieste diventerà obsoleto entro il 2030. La transizione verso lavori di qualità implica dunque un investimento massiccio nella formazione continua, nell’aggiornamento dei lavoratori, nella capacità dei sistemi educativi di rispondere con rapidità e nella creazione di nuovi percorsi di mobilità professionale. Senza questo investimento, l’innovazione rischia di produrre nuove forme di vulnerabilità anziché opportunità.

Il report evidenzia inoltre che i lavori di qualità sono quelli che garantiscono non solo retribuzioni adeguate e condizioni di sicurezza, ma anche prospettive di sviluppo professionale, autonomia, equilibrio tra vita e lavoro e partecipazione al processo decisionale. È una definizione sorprendentemente vicina ai criteri adottati dalla Commissione nella Quality Jobs Roadmap, che conferma l’esistenza di un consenso crescente sulla necessità di superare una visione meramente quantitativa dell’occupazione. La digitalizzazione può infatti ampliare le possibilità dei lavoratori solo quando si inserisce in una struttura organizzativa attenta al benessere, alle competenze e alla sostenibilità.

Il messaggio che proviene dal WEF è chiaro e rafforza la prospettiva europea: non esiste trasformazione tecnologica senza trasformazione sociale. Se i sistemi produttivi non saranno in grado di garantire qualità del lavoro, la transizione rischia di generare disparità, insicurezze e segmentazioni crescenti del mercato. L’Europa, attraverso la sua Roadmap, sceglie invece di far coincidere competitività e diritti, innovazione e stabilità, tecnologia e dignità. È una linea che il report del WEF contribuisce a sostenere, mostrando che il futuro del lavoro non si gioca soltanto sulla capacità di adottare nuove tecnologie, ma sulla possibilità concreta di creare posti di lavoro che siano fonte di sicurezza, crescita e benessere sociale.

La convergenza tra i due documenti è evidente. L’Europa definisce il lavoro di qualità come una componente dell’infrastruttura della competitività; il WEF conferma che, senza una struttura di competenze robuste, senza percorsi professionali chiari e senza condizioni di lavoro dignitose, nessuna trasformazione tecnologica produrrà risultati duraturi. Per questo motivo, il concetto di “quality jobs” non è una scelta terminologica, ma un punto di incontro tra politiche industriali, strategie di innovazione, investimenti nella formazione e costruzione di modelli organizzativi sostenibili.

Qualità del lavoro nell’era dell’AI e dell’Industria 5.0

I documenti sulla qualità del lavoro si intrecciano naturalmente con le riflessioni dell’ESIR Board sull’Industria 5.0, che definisce il futuro del lavoro come un equilibrio in cui tecnologie avanzate, centralità dell’umano e sostenibilità devono procedere insieme.

Il paper Industry 5.0 and the Future of Work afferma che l’Europa deve diventare il “centro di gravità dei lavori di qualità del futuro”, attraverso politiche industriali coerenti, sistemi educativi agili e una governance multilivello capace di integrare imprese, istituzioni e territori.

La convergenza tra Roadmap e Industry 5.0 è evidente:
il lavoro di qualità non è la conseguenza della tecnologia, ma la condizione di possibilità affinché l’innovazione generi valore duraturo.

Perché la Roadmap riguarda direttamente l’Italia

Nei documenti ufficiali analizzati non vengono citati Paesi specifici in modo esteso; la Roadmap è strutturata come iniziativa europea, con applicazione nazionale attraverso i governi e il dialogo sociale. Tuttavia, le implicazioni per l’Italia sono immediate.

Il nostro Paese presenta:
• un sistema produttivo fondato sulle PMI, che richiedono supporto nell’adozione di tecnologie e nella formazione continua;
• marcate diseguaglianze territoriali, che rendono il tema del “right to stay” particolarmente rilevante;
• bassi livelli di partecipazione femminile e giovanile al mercato del lavoro;
• un forte fabbisogno di competenze tecniche e digitali.

La Roadmap rappresenta quindi un’occasione per integrare politiche industriali, formazione professionale, valutazione delle competenze e certificazione della qualità del lavoro, ambiti su cui AICQ può esercitare un ruolo di riferimento.

Conclusione. Un’agenda europea che diventa responsabilità nazionale

La nuova Quality Jobs Roadmap non è un documento tecnico: è una dichiarazione politica.
L’Europa afferma che non ci può essere competitività senza qualità del lavoro, e che questa qualità deve essere misurata, costruita e sostenuta da politiche pubbliche, innovazione industriale e sistemi formativi evoluti.

Per l’Italia, ciò implica un impegno preciso:
creare un ecosistema del lavoro dove diritti, competenze, sicurezza, crescita professionale e innovazione siano trattati come parti di un’unica architettura.

Servono investimenti strutturali, un quadro regolatorio coerente e la piena integrazione della qualità del lavoro nelle strategie industriali, energetiche, digitali e territoriali.

Solo così – come ricorda la stessa Commissione nella sua comunicazione – la qualità potrà diventare la cifra distintiva del lavoro europeo, e non un obiettivo astratto. Una sfida che richiede visione, competenze, metodo e un ruolo attivo delle associazioni di qualità come AICQ.

AUTORI

OLIVIERO CASALE è General Manager di UniProfessioni e Innovation Manager certificato; consigliere della Fondazione Communia; coordinatore del World Industry 5.0 Forum by Confassociazioni; componente di ISO TC/279 (Innovation management); Cultore della Materia presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna e Segretario di AICQ Emilia-Romagna e Marche.

Linkedin: https://www.linkedin.com/in/olivierocasale/

MARCO ANTONIO IMBESI è Presidente dal 2024 di AICQ Emilia Romagna. Presidente dell’Assemblea degli Enti Associati ad AICQ. E’ titolare dello Studio Tecnico Marco Antonio Imbesi e si occupa di consulenza/docenza in ambito Sicurezza, Qualità, Ambiente, Energia e Modelli organizzativi MOGC ex 231, Economia Circolare e relativi incarichi esterni di RSPP, OdV 231, RGQ Audit di 1° e 2° parte. Iscritto all’Albo Nazionale Tecnici Competenti Acustica, è Coordinatore progettazione dei lavori e coordinatore per l’esecuzione dei lavori, nonché Progettista e Consulente Sistemi Gestione Sicurezza sul Lavoro; inoltre, Consulente tecnico d’ufficio e di parte nei procedimenti civili e penali – Iscrizione CTU c/o tribunale di Modena. Qualifica di “DPO” European Union GDPR DPO erogato da LR Lloyd’s Register.

Linkedin: https://www.linkedin.com/in/marco-antonio-imbesi/

Bibliografia

  1. Commissione Europea. “Quality Jobs Roadmap.” COM(2025) 944 final, European Commission, 4 Dec. 2025.
  2. Commissione Europea. “Communication from the Commission… Quality Jobs Roadmap.” CELEX 52025DC0090, 2025.
  3. Commissione Europea, Directorate-General for Research and Innovation; ESIR Expert Group. “Industry 5.0 and the Future of Work: Making Europe the Centre of Gravity for Future Good-Quality Jobs.” Publications Office of the European Union, July 2023, doi:10.2777/685878.
  4. Dixson-Declève, Sandrine, et al. “Industry 5.0 and the Future of Work: Making Europe the Centre of Gravity for Future Good-Quality Jobs.” European Commission, Directorate-General for Research and Innovation, 2023.
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  7. World Employment Confederation–Europe; UNI Europa. “Social Innovation in the Agency Work Industry.” 2024.
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  11. World Economic Forum. “Future of Jobs Report 2025.” World Economic Forum, Jan. 2025.