Analisi elementi del decreto-legge  116/2025

L’analisi del decreto-legge  116/2025 e delle sue implicazioni per la sostenibilità e i bilanci di sostenibilità, in italiano.

Di Giacomo Dalseno

Revisore legale 27/09/2025


25 settembre 2025

SENATO DELLA REPUBBLICA

D.L. 116/2025 – A.C. 2623 – PASSAGGIO PRIMA DELLA CAMERA – DA CONVERTIRE

Disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell’area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione

Questo decreto ha implicazioni significative per la sostenibilità e la reportistica aziendale, principalmente perché aumenta i rischi legali e finanziari associati a una cattiva gestione ambientale.

Rafforza il quadro normativo contro le attività illecite legate ai rifiuti, creando un potente incentivo per le aziende ad adottare pratiche di sostenibilità più solide e trasparenti.

Questa è una prima analisi, vedremo nuovamente le problematiche  in essere dopo la sua conversione

Implicazioni per la Sostenibilità Aziendale

Il decreto intensifica le conseguenze legali dei reati ambientali, spingendo le aziende verso modelli operativi più sostenibili. Gli impatti principali sono:

  • Maggiore Responsabilità Aziendale: La legge introduce nuovi reati ambientali e trasforma diverse contravvenzioni esistenti in delitti più gravi, come quelli relativi alla gestione non autorizzata di rifiuti e alla realizzazione di discariche abusive. Questa elevazione dei reati comporta sanzioni più severe e un maggiore controllo sulle operazioni aziendali.


  • Inasprimento delle Sanzioni: Le sanzioni per l’abbandono o la gestione illecita di rifiuti sono state notevolmente aumentate. Ad esempio, la sanzione pecuniaria per l’abbandono di rifiuti non pericolosi viene elevata a un importo compreso tra 1.500 e 18.000 euro, e i nuovi reati di abbandono di rifiuti pericolosi sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni.


  • Impatto Diretto sulle Operazioni Commerciali: Per i reati che coinvolgono veicoli, come l’abbandono di rifiuti tramite un mezzo a motore o il trasporto di rifiuti senza la documentazione adeguata, il decreto introduce o rafforza sanzioni accessorie come la sospensione della patente di guida e la confisca del mezzo. Ciò ha un impatto diretto sulle operazioni di logistica e trasporto.


  • Estensione della Responsabilità degli Enti (D.Lgs. 231/2001): L’articolo 6 amplia esplicitamente l’ambito di applicazione del Decreto Legislativo 231/2001, che regola la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche5. Il decreto aumenta le sanzioni pecuniarie per reati ambientali esistenti come l’inquinamento e il disastro ambientale 6e ne aggiunge di nuovi, come le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Ciò significa che le aziende possono essere ritenute direttamente responsabili e pesantemente multate per reati ambientali commessi nel loro interesse o a loro vantaggio.


  • Sanzioni Interdittive: Il decreto rafforza l’applicazione di sanzioni che possono bloccare le attività commerciali. Queste includono la sospensione dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali e, per i reati più gravi, l’interdizione definitiva dall’esercizio dell’attività. Inoltre,

    l’articolo 2-bis introduce una nuova misura critica: i soggetti condannati per gravi reati ambientali subiscono un’interdizione (da uno a cinque anni) dal ricevere licenze, contratti pubblici e finanziamenti governativi, il che impatta direttamente sulla capacità di un’azienda di operare e crescere.



Implicazioni per il Bilancio di Sostenibilità

Il decreto rende la conformità ambientale una componente ancora più critica della gestione del rischio aziendale, aspetto che deve essere riflesso nei bilanci di sostenibilità.

  • Maggiore Trasparenza sui Rischi: L’introduzione di nuovi reati e sanzioni più severe eleva la cattiva gestione ambientale da semplice questione di conformità a rischio strategico di primaria importanza. Le aziende, in particolare in settori come trasporti, logistica e manifatturiero, devono aggiornare le loro valutazioni dei rischi. I bilanci di sostenibilità dovranno comunicare in modo trasparente questi maggiori rischi legali e finanziari, comprese le potenziali multe significative e le interruzioni dell’attività.
  • Modelli di Governance e Conformità (Modello 231): Con l’estensione della responsabilità ai sensi del D.Lgs. 231/2001 per i reati ambientali, le aziende devono dimostrare di aver adottato e di implementare efficacemente modelli organizzativi (Modelli 231) per prevenire tali illeciti. Il bilancio di sostenibilità è la sede appropriata per descrivere le strutture di governance, i controlli interni, i programmi di formazione e le attività di audit messe in atto per mitigare il rischio di commettere questi reati.
  • Due Diligence sulla Catena di Fornitura: Le severe sanzioni per il trasporto e la gestione impropria dei rifiuti impongono alle aziende di intensificare la loro due diligence sui fornitori di servizi terzi (ad es. società di logistica e smaltimento). I report di sostenibilità dovrebbero delineare le politiche e le procedure per la selezione e il monitoraggio dei partner della catena di fornitura, al fine di garantire la loro conformità con le nuove e più stringenti normative ambientali.
  • Trasparenza sui Costi di Bonifica e Prevenzione: Il decreto rafforza gli obblighi di ripristino ambientale e bonifica a carico dei soggetti responsabili. Le aziende potrebbero dover accantonare fondi per potenziali interventi di bonifica. Inoltre, gli investimenti in tecnologie e processi per prevenire l’inquinamento e migliorare la gestione dei rifiuti diventano indicatori chiave di una strategia di sostenibilità proattiva, meritevoli di essere inclusi nel report.
  • Focus sulla “Terra dei Fuochi”: Sebbene l’articolo 9 si concentri sui finanziamenti pubblici per la bonifica della “Terra dei Fuochi” 10, conferisce al Commissario incaricato il potere di agire in rivalsa nei confronti dei soggetti responsabili per il recupero delle somme spese11. Le aziende che hanno operato in questa regione o che da essa si sono approvvigionate di materiali potrebbero affrontare un maggiore controllo e potenziali passività, un rischio contingente che dovrebbe essere trattato nella loro reportistica.

Modelli di Governance e Conformità (Modello 231) Approfondimento:


Le disposizioni relative all’estensione della responsabilità degli enti ai sensi del D.Lgs. 231/2001 si trovano nell’

Articolo 6 del decreto, intitolato “Responsabilità amministrativa degli enti in caso di commissione di reati ambientali”.

Questo articolo modifica direttamente l’articolo 25-undecies del decreto legislativo n. 231 del 2001

, che è la norma di riferimento per i reati ambientali che fanno scattare la responsabilità amministrativa delle aziende.


Dettagli delle Modifiche dell’Articolo 6

L’articolo 6 interviene in diversi modi per rafforzare la responsabilità delle aziende e, di conseguenza, la necessità di adottare e aggiornare i Modelli 231:

  • Ampliamento del Catalogo dei Reati: Viene allargata la lista dei reati che, se commessi nell’interesse o a vantaggio dell’ente, comportano una sua responsabilità diretta. Tra i nuovi reati presupposto inseriti ci sono:
    • Abbandono di rifiuti non pericolosi in casi particolari (art. 255-bis del Testo Unico Ambientale – TUA).
    • Abbandono di rifiuti pericolosi (art. 255-ter TUA).
    • Combustione illecita di rifiuti (art. 256-bis TUA).
    • Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (art. 452-quaterdecies del codice penale).
  • Aumento delle Sanzioni Pecuniarie: Per molti reati ambientali già previsti, le sanzioni pecuniarie a carico dell’ente sono state aumentate. Ad esempio, sono state inasprite le pene per:
    • Inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.).
    • Disastro ambientale (art. 452-quater c.p.).
    • Attività di gestione di rifiuti non autorizzata (art. 256 TUA).
  • Estensione delle Sanzioni Interdittive: Viene ampliata l’applicazione delle sanzioni interdittive, che sono le più temute dalle aziende perché possono bloccarne l’attività. Ora si applicano anche per reati come:
    • Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività (art. 452-sexies c.p.).
    • Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (art. 452-quaterdecies c.p.).
    • Combustione illecita di rifiuti (art. 256-bis TUA).

In sintesi, è l’Articolo 6 il fulcro della riforma per quanto riguarda la responsabilità 231, rendendo indispensabile per le aziende rivedere i propri modelli di governance per prevenire la commissione di questi reati, ora sanzionati più pesantemente.

Implicazioni per il Modello 231 e TABELLE DIDATTICHE

  • Aggiornamento del catalogo reati → Inserimento dei nuovi reati ambientali.
  • Revisione delle aree a rischio → Mappatura aggiornata dei processi aziendali coinvolti.
  • Formazione interna → Sensibilizzazione su condotte illecite e responsabilità.
  • Controlli e protocolli → Rafforzamento delle misure preventive e dei flussi autorizzativi.

Sistema disciplinare → Adeguamento delle sanzioni interne in caso di violazioni

1. Rafforzamento della Responsabilità dell’Ente

Leva normativaEffettoImplicazioni operative
Ampliamento del catalogo dei reatiPiù reati presupposto ambientaliAggiornamento del risk assessment e delle aree sensibili
Aumento delle sanzioni pecuniarieMaggior impatto economicoRafforzamento dei controlli e delle procedure
Estensione delle sanzioni interdittiveRischio di blocco attivitàNecessità di misure preventive e formazione mirata


2. Nuovi Reati Presupposto Ambientali (da integrare nel Modello 231)

ReatoRiferimento normativoTipologia di rifiuto
Abbandono di rifiuti non pericolosiArt. 255-bis TUANon pericolosi, in casi particolari
Abbandono di rifiuti pericolosiArt. 255-ter TUAPericolosi
Combustione illecita di rifiutiArt. 256-bis TUAQualsiasi tipologia
Traffico illecito di rifiutiArt. 452-quaterdecies c.p.Organizzazione criminale

3. Reati Ambientali con Sanzioni Pecuniarie Inasprite

ReatoRiferimentoImpatto
Inquinamento ambientaleArt. 452-bis c.p.Danno diffuso all’ambiente
Disastro ambientaleArt. 452-quater c.p.Evento catastrofico
Gestione non autorizzata di rifiutiArt. 256 TUAAttività fuori dai limiti autorizzativi

4. Reati con Sanzioni Interdittive Estese

ReatoRiferimentoRischio per l’ente
Materiale radioattivoArt. 452-sexies c.p.Blocco attività, revoca autorizzazioni
Traffico illecito di rifiutiArt. 452-quaterdecies c.p.Interdizione da appalti pubblici
Combustione illecitaArt. 256-bis TUASospensione licenze

Ecco un glossario esplicativo modulare, pensato per facilitare la comprensione e l’aggiornamento dei Modelli 231 in base ai contenuti dell’Articolo 6 e ai riferimenti normativi citati nel documento:


Glossario Esplicativo – Articolo 6 e Responsabilità 231

Termine / NormaSpiegazioneImplicazioni per il Modello 231
Articolo 6 D.Lgs. 231/2001Disciplinare cardine che definisce le condizioni per l’esonero della responsabilità dell’ente, se ha adottato ed efficacemente attuato un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo.Va aggiornato per includere nuovi reati e rafforzare i presidi di prevenzione.
Modello 231Sistema organizzativo interno che mira a prevenire la commissione di reati da parte di soggetti apicali o sottoposti.Deve essere dinamico, aggiornato e coerente con il rischio ambientale e normativo.
Reati Presupposto AmbientaliReati che, se commessi nell’interesse o vantaggio dell’ente, attivano la responsabilità amministrativa.Vanno integrati nel catalogo reati del Modello 231.
TUA (Testo Unico Ambientale)D.Lgs. 152/2006: raccoglie la normativa ambientale italiana. Gli articoli 255-bis, 255-ter, 256, 256-bis sono stati inseriti tra i reati presupposto.Serve mappatura dei processi aziendali che impattano sull’ambiente.
Codice Penale – Titolo VI-bisSezione dedicata ai delitti contro l’ambiente. Include reati come inquinamento ambientale (452-bis), disastro ambientale (452-quater), traffico illecito di rifiuti (452-quaterdecies).Richiede formazione specifica e protocolli di controllo.
Sanzioni PecuniarieAmmende economiche a carico dell’ente in caso di condanna. Sono state aumentate per diversi reati ambientali.Impatto diretto sul bilancio e sulla reputazione.
Sanzioni InterdittiveMisure che limitano o sospendono l’attività dell’ente (es. divieto di contrattare con la PA, sospensione licenze).Rischio elevato: necessità di presidi efficaci e verificabili.
Combustione illecita di rifiuti (Art. 256-bis TUA)Reato ambientale che punisce la distruzione non autorizzata di rifiuti, spesso legata a fenomeni criminali.Va previsto nel Modello 231 con protocolli di tracciabilità e controllo.
Traffico illecito di rifiuti (Art. 452-quaterdecies c.p.)Reato che coinvolge organizzazioni criminali nella gestione illegale dei rifiuti.Richiede analisi dei fornitori e dei flussi logistici.
Materiale ad alta radioattività (Art. 452-sexies c.p.)Reato che punisce il traffico e l’abbandono di sostanze radioattive.Rilevante per settori industriali specifici: serve presidio tecnico e normativo.

Regolamento CBAM – Adempimenti e scadenze per le imprese nel perseguimento degli obiettivi climatici UE – parte seconda

Di Ivana Brancaleone
Francesco C. Barbieri

Il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) è la nuova disciplina prevista dal Regolamento (UE) n. 2023/956 che definisce un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere per alcune tipologie di merci a maggior intensità di carbonio importate nell’Unione Europea da Paesi extra UE, prevedendo una nuova entrata fiscale e come misura per contrastare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Il CBAM rappresenta un elemento essenziale del Green Deal europeo, in cui si colloca l’insieme di proposte “Fit for 55” (Pronti per il 55%) che mirano a ridurre, entro il 2030, le emissioni di gas a effetto serra (“GHG” Greenhouse gas) in atmosfera di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 e di raggiungere la neutralità climatica della UE entro il 2050.

Regolamento CBAM – Adempimenti e scadenze per le imprese nel perseguimento degli obiettivi climatici UE – parte prima

di Ivana Brancaleone e
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Economia circolare e cambiamenti climatici: evoluzione normativa e strumenti volontari per le PMI – Di Ivana Brancaleone

Come le PMI (Piccole e Medie Imprese) possono anticipare gli obblighi cogenti ed avere un vantaggio competitivo, conoscendo e adottando gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e gli strumenti volontari disponibili per agevolare l’economia circolare ed attuare strategie di mitigazione o adattamento ai cambiamenti climatici.

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ISSA 5000 e la crescente domanda globale di informazioni climatiche e sulla sostenibilità, ESG (ambientale, sociale e di governance)

In questo n.2/2024 della Rivista Qualità, G. DALSENO, Revisore Legale, Vicepresidente del Consiglio Nazionale dell’Unione Nazionale Revisori Legali e Coordinatore del Gruppo ESG di AICQ ER, illustra i contenuti della nuova Norma ISSA 5000 (International Standard on Sustainability Assurance 5000), la cui entrata in vigore è prevista nel 2024.

ISSA 5000 (Internatonal Standard on Sustainability Assurance 5000) è una norma internazionale proposta sulla
sustainability assurance (garanzia di sostenibilità), che ha lo scopo di migliorare la fiducia nei report di sostenibilità
delle Organizzazioni. La norma in esame:
I) stabilisce i requisiti generali per le garanzie di sostenibilità, applicabili
a qualsiasi informazione di sostenibilità riportata su qualunque argomento di sostenibilità e preparata secondo diversi
quadri di riferimento;
II) fornisce una guida pratica e flessibile ai verificatori/garanti, sia contabili che non, per
condurre gli incarichi di assurance di sostenibilità in modo efficace ed efficiente;
III) presenta implicazioni positive
per il futuro della rendicontazione di sostenibilità (in termini di qualità, coerenza, comparabilità, integrazione e convergenza);
IV) è stata sottoposta a consultazione pubblica fino a dicembre 2023 e si prevede che sarà finalizzata
e pubblicata nel 2024.

La norma va in sostituzione della ISAE 3000 usata per la DNF (Dichiarazione Non Finanziaria); essa rappresenta una guida pratica per i verificatori/garanti, sia contabili che non contabili, nel condurre gli incarichi di assurance di sostenibilità, in particolare le verifiche di parte terza dei report di sostenibilità secondo la nuova Direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive).
Infatti, i framework presi a riferimento dalla norma si basano sui Sustainability Disclosure Standards IFRS S1 e S2 (International Financial Reporting Standards S1 e S2) recentemente pubblicati, gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards) pubblicati nel 2023 da EFRAG per mandato dell’UE e gli standard del GRI. Nei prossimi anni le dichiarazioni di sostenibilità da parte delle Organizzazioni si moltiplicheranno coinvolgendo non solo le imprese che vi saranno obbligate, ma anche le piccole imprese delle varie filiere. Ecco che le aziende dovranno assoggettarsi a controlli e certificazioni indipendenti per assicurare che i dati forniti siano affidabili e comparabili.
La CSRD impone alle aziende coinvolte l’obbligo di essere inizialmente soggette alla c.d. “limited assurance” da parte di un accreditato «statutory auditor», nella prospettiva di raggiungere la “reasonable assurance” tipica del bilancio economico-finanziario. La ISSA 5000 fornisce ai professionisti che si preparano a svolgere questo essenziale compito di garanzia tutte le indicazioni per svolgerlo in conformità ai regolamenti europei ed internazionali e per contribuire a salvaguardare la credibilità delle informazioni divulgate dalle aziende ai propri stakeholder in materia di tutela ambientale, promozione sociale ed efficacia organizzativa.